Dopo esserci immersi nella natura selvaggia della Valle dell’Orfento, eccezionalmente verde e rigogliosa in confronto agli aridi valloni della Majella, il nostro viaggio è proseguito alla ricerca di altrettanto unici angoli di pace e silenzio. Sto parlando degli eremi, che in Abruzzo sono molto numerosi e che sono la dimostrazione della capacità dell’uomo di incastonarsi, letteralmente parlando, nella natura più incontaminata.
Visitare un eremo in questa regione è sicuramente un’esperienza in grado di coinvolgere emotivamente, al di là delle proprie credenze religiose. Io per esempio sono abbastanza carente di “vocazione spirituale”, ma in un precedente viaggio alla scoperta delle Marche, ero rimasta meravigliata nello scoprire il famoso Tempio di Valadier e l’eremo di Santa Maria Infra Saxa. La figura dell’eremita mi ha sempre fatto simpatia perché se potessi, probabilmente, anche io dedicherei molto più tempo all’eremitaggio.
Ma bando alla ciance, andiamo alla scoperta di questi due particolari eremi scavati nella roccia.

Eremo San Bartolomeo in Legio. L’eremo di San Bartolomeo è uno degli eremi celestiniani della Majella, situato a mezzacosta sul vallone di S. Spirito e costruito sotto uno spettacolare tetto di roccia. Per raggiungerlo a piedi ci sono due possibilità: percorrere il sentiero che scendendo dalla Valle Giumentina permette di scorgere, mimetizzato nella roccia, l’eremo sul versante opposto; oppure scendere da Roccamorice, per un sentiero che conduce ad una galleria scavata nella pietra che si apre sulla balconata antistante l’oratorio.
Noi abbiamo scelto la seconda opzione e, dopo aver lasciato la macchina abbastanza abusivamente sulla strada principale (vi è anche la possibilità di usare un parcheggio privato di un signore che ha messo su il business), ci siamo messi in cammino sotto un sole ancora troppo cocente (erano le 17, ma è stata un’estate ribollente). Io avevo i piedi gonfi per la precedente camminata nella Valle dell’Orfento e ho avuto la geniale idea di utilizzare i miei amati sandali Birkenstock. Si può fare, ma meglio avere scarpe adatte alla camminata perché il terreno è abbastanza dismesso e scivoloso, soprattutto all’andata in discesa. Sole a parte, la strada si percorre in circa 40 minuti e il dislivello è minimo (circa 150 m. di dislivello positivo). L’effetto wow quando si arriva è assicurato. Si scende infatti attraverso una scala scavata nella roccia e….ci si ritrova sotto la parete rocciosa che come un’onda di pietra racchiude la balconata e la chiesetta.
Qualche dato storico: l’eremo di San Bartolomeo è sorto come dipendenza della vicina Badia di Santo Spirito e fu edificato dopo il 1250 dall’eremita Pietro Angelerio dal Morrone, futuro papa con il nome di Celestino V, sulle rovine di una precedente costruzione. Il Santo vi si stabilì insieme ad alcune seguaci intorno al 1274 e vi rimase per almeno due anni.
Sulla facciata si possono scorgere tracce di un antico affresco raffigurante un ostensorio e due riquadri con Cristo e una Madonna con Bambino. Internamente vi è una piccola sorgente d’acqua che, tramite un canaletto, scorre fuori della chiesa; l’acqua, ritenuta santa, una volta mescolata con l’acqua della sorgente sottostante l’eremo viene raccolta nell’acquasantiera. L’eremo è dedicato a San Bartolomeo e nella nicchia dell’altare è collocata una statua del santo, raffigurato con un coltello e la propria pelle portata a spalla, per rappresentare il martirio al quale era andato incontro (lo scorticamento).
L’accesso alla struttura è libero, senza orari di visita da rispettare. Per questo motivo consiglio di dare priorità all’altro famoso eremo che si trova a poca distanza, quello di Santo Spirito, che invece a un certo punto chiude l’accesso.
Eremo Santo Spirito a Majella. L’eremo di Santo Spirito è senza dubbio il più famoso della Majella. Dista pochi km dall’Eremo di San Bartolomeo ed è visitabile (con o senza guida turistica) in determinati giorni ed orari che vi consiglio di consultare per evitare di fare il nostro errore….cioè arrivare proprio in orario di chiusura. Con un’organizzazione meno improvvisata avremmo potuto recarci prima qui e in seguito all’eremo di San Bartolomeo. Invece con immensa delusione non siamo potuti entrare e ci siamo dovuti accontentare di ammirare da fuori questa incredibile struttura incastonata nella roccia.
Pare che questo eremo risalga a prima dell’anno 1.000 e nel corso del tempo abbia subito diverse trasformazioni. Attualmente sono presenti la chiesa, la sagrestia ed un’ala abitativa distribuita su due piani, composta dalla foresteria e dalle cellette. All’interno si trovano diverse opere di grande valore, come la tela della Madonna e la Discesa dello Spirito Santo nel Cenacolo, una statua lignea di Cristo, il busto di papa Celestino V e due tele ottocentesche raffiguranti San Giuseppe e Sant’Elena. La parte bassa della chiesa è scavata della roccia e rappresenta il nucleo originario dell’eremo celestiniano.
L’eremo di Santo Spirito è raggiungibile in macchina e dispone di un parcheggio a pochi metri dall’ingresso. I camminatori potrebbero scegliere di raggiungerlo a piedi attraverso un ripido sentiero che parte dal paese di Roccamorice.


Tappa fuoriprogramma al Blockhaus. Siccome avevamo ancora energie, dopo l‘escursione nella Valle dell’Orfento e le visite agli eremi appena menzionati (una specie di tour de force fatto in un’unica giornata, lo so), ci siamo diretti in auto sulla cima del monte Blockhaus, a 2.143 m. di altitudine. La particolarità del nome deriva dal termine tedesco “block-haus”, il quale indica un tipo particolare di costruzione militare. Siccome nel 1863 fu costruito una sorta di fortino per combattere i briganti che si opponevano all’unificazione, fu attribuito quel nome alla cima usando appunto la lingua tedesca, in ricordo della dominazioni asburgica in Abruzzo.

Storia a parte, questa è una tappa che consiglio assolutamente di fare perché, se il meteo è buono, da lassù la vista spazia dal Conero nelle Marche ai confini della Puglia…un panorama davvero incredibile e non riproducibile in una semplice fotografia!
Il viaggio alla scoperta dell’Abruzzo degli eremi non è finito…nella prossima tappa vi poterò nella piccola Petra degli Appennini!
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