- Una triestina nata a città del Messico e residente in UK
- Un filosofo serbo con la scritta “L’extracomunitario, I come in peace” sulla maglietta
- Un piemontese puro sangue delle risaie del vercellesi emigrato sulle colline marchigiane, in veste di assistente sociale e guida turistica allo stesso tempo
- Una ligure (io) amante del Sud America e ormai da tempo cittadina torinese
…tutti insieme appassionatamente seduti sulla spiaggia di Baia Flaminia (Pesaro) di fronte a un tramonto eccezionale con un bicchiere di bianco in mano.
L’unica cosa in comune è l’esser stati vagabondi per il mondo nella vita precedente e di avere incrociato le reciproche strade in alcune di queste peregrinazioni. Le reti sociali che si tessono nella vita possono prendere strane forme. In questo caso hanno preso la forma di un road trip alla scoperta dell’entroterra marchigiano, un viaggio tra sacro e profano che abbiamo nominato scherzosamente “Marche o morte”, perché organizzare una vacanza in epoca Covid non è un’impresa facile.

Dopo l’aperitivo di benvenuto, da Pesaro abbiamo risalito le colline del Montefeltro fino a raggiungere quella che sarebbe stato il nostro campo base in questa vacanza: Urbino.
Di questa incantevole città, che trasuda storia, arte e cultura, si narra già ovunque nel web. E’ infatti la città natale di Raffaello ed è anche un vero e proprio museo rinascimentale a cielo aperto, che può saziare gli sguardi di ogni visitatore. Non sarò io quindi a dirvi cosa visitare a Urbino. Mi limito a dire che nel mio cuore sono rimasti impressi due scorci: il panorama sulle colline del Montefeltro e la vista sulla città dal parco della Fortezza di Albornoz.


Il mio stomaco invece è stato saziato grazie alla gastronomia locale. E’ qui che è nato il mio grande amore a prima vista per la Crescia, sorella della piadina romagnola, ma più “porcosa” grazie al bagno di strutto. Come ho scoperto nel corso del mio viaggio, la Crescia prende sembianze diverse a seconda del luogo in cui viene prodotta ed è diffusa anche in Umbria. Questa delizia, nella zona di Urbino, è riempita con prodotti tipici come il Salame di Montefeltro, il Prosciutto di Carpegna, il Pecorino di fossa e soprattutto con la Casciotta.
Il mio amore si è trasformato in adorazione e dipendenza, tanto che ovunque andassi ho dovuto provare la variante del luogo. Pura scienza antropologica.

Ma al di là del cammino spirituale tra i carboidrati e i grassi, nel nostro viaggio a tappe tra le colline marchigiane abbiamo scoperto delle perle nascoste che testimoniano come l’uomo sia stato in grado di creare una connessione con la dimensione sacra attraverso l’ambiente naturale.
Ecco le due principali con qualche informazioni all’Alberto Angela.
MONASTERO DI FONTE AVELLANA
Immerso nei boschi delle pendici del Monte Catria, nell’entroterra della provincia di Pesaro e Urbino, riposa il Monastero di Fonte Avellana, luogo avvolto da un’aurea di misticismo e spiritualità. L’Abbazia fu fondata da un gruppo di eremiti alla fine del X secolo; negli anni si ampliò fino a diventare un vero e proprio monastero, potente sia dal punto di vista economico che politicamente.
L’Eremo è citato anche da Dante nella Divina Commedia; pare infatti che anche il sommo poeta fu ospitato qui.
Attualmente ospita una decina di monaci e organizza incontri, seminari, ritiri spirituali. Il turista di passaggio (e profano) come noi, invece, può respirare la suggestiva atmosfera di questo luogo immerso nella natura partecipando alla visita guidata all’interno del monastero, durante la quale è possibile vedere la Biblioteca, la Sala di San Giovanni da Lodi, lo Scriptorium (dove i monaci trascrivevano a mano antichi testi latini e greci), il Chiostro, la sala del Capitolo e la Cripta.
All’esterno vi è l’Antica Farmacia, dove nel Medioevo i monaci producevano “medicine” con le erbe officinali che coltivavano. Adesso vengono venduti prodotti naturali e genuini, come il miele, le marmellate, gli amari e i saponi.
Per gli amanti del trekking, la collina offre numerosi itinerari a piedi, come il Sentiero della Grotta di San Pier Damiani e Sentiero anello Rocca Baiarda. Per mancanza di tempo e di attrezzatura utile, non abbiamo potuto sperimentarli, ma sono sicuramente un valido motivo per tornarci.

TEMPIO DI VALADIER
L’uomo e la natura si incontrano nella cornice del meraviglioso Tempio di Valadier, santuario ottocentesco incastonato nella roccia e immerso nel cuore del Parco Naturale Regionale della Gola della Rossa e di Frasassi. Siamo in provincia di Ancona.
In passato questo luogo è stato usato come rifugio dalla popolazione locale alla ricerca di un nascondiglio sicuro dai saccheggi, per poi diventare meta di pellegrinaggio per i peccatori in cerca di assoluzione.
Il Tempio, ultimato nel 1828, ha pianta ottagonale ed è costruito interamente in bianco marmo travertino. All’interno ospitava la statua della vergine con il bambino di Antonio Canova, ora sostituita con una copia.
Ma a mio parere il suo fascino è dato soprattutto dalla cornice naturale in cui si trova; la sua cupola in piombo sfiora la parte sovrastante della parete rocciosa della montagna.
Poco distante dal Tempio si trova l’eremo di Santa Maria Infra Saxa, o Santuario della Madonna di Frasassi, ben più antico e anch’esso suggestivo poiché scavato nella roccia di una grotta.
Il percorso per raggiungere questo luogo non è difficile, sale per circa 300 metri di dislivello. Il sentiero parte dalla strada principale, che costeggia la Gola. E’ largo e lastricato, con pendenza lieve, percorribile a piedi ma anche in bicicletta.
Il viaggio continua nel prossimo articolo! Nel frattempo, guarda le più belle foto sul mio profilo Instagram (macaia_libre)!
SE I MIEI ARTICOLI TI PIACCIONO, SEGUI LA MIA PAGINA FACEBOOK E CONDIVIDI!
https://www.facebook.com/Perdersi-Travel-Blog-104844017607768