Direzioni casuali tra i colli umbri e marchigiani

Non ricordo il vero motivo, ma a un certo punto delle nostre peregrinazioni tra le colline marchigiane ci siamo ritrovati a vacare il confine regionale e, dopo una breve tappa serale nella meravigliosa Perugia e una colazione sulle rive del Trasimeno, all’ora di pranzo ci siamo trovati all’interno di una specie di locanda di Gubbio specializzata nella cucina della Crescia.

Il bello di viaggiare in auto e di (dis)organizzarsi in autonomia le vacanze è che talvolta si procede un po’ a sensazione. Le Marche sono una terra immensa da scoprire e di certo non si può esaurire in un solo viaggio. Consapevoli di ciò, durante il nostro road trip abbiamo cercato di cavalcare il tempo e ignorare i chilometri di spazio che ci separavano dalle mete da raggiungere. Ne abbiamo macinati, di chilometri, per saltellare da un punto all’altro, tra le lamentele di chi pativa la guida del nostro chofer (l’unico in possesso di patente di guida) e i briefing sulla direzione da prendere fatti quando eravamo già in movimento.


La Crescia di Gubbio è leggermente diversa da quelle marchigiane che avevo provato fino a quel momento; è più spessa e sembra quasi una focaccia. Salsiccia, cipolla e stracchino…e passa la paura. Ognuno ha il cammino spirituale che si merita.

Dopo aver soddisfatto quindi i nostri palati, per smaltire abbiamo fatto due passi nella medioevale città di Gubbio, soprannominata “città grigia” per il colore dei blocchi calcarei con la quale è stata costruita. Sulla Piazza Grande, una vera e propria piazza “sospesa”, si affacciano il Palazzo dei Consoli, con la sua facciata gotica, e quello Pretorio.
Dalla piazza, cuore pulsante della città, si può ammirare lo splendido panorama sulla valle.
Non potevamo lasciare Gubbio senza compiere tre giri intorno alla Fontana dei Matti ubicata di fronte al Palazzo del Bargello. Si narra che lo straniero che compie tre giri di corsa intorno alla fontana e accetta di essere bagnato con l’acqua della stessa, diventa cittadino di Gubbio con il titolo di “Matto onorario”.

URBANIA e LA CHIESA DEI MORTI

A pochi chilometri dal nostro campo base, Urbino, si trova Urbania, piccolo borgo incastonato tra sinuose colline e bagnato dal fiume Metauro.
A Urbania abbiamo visitato un luogo particolare, dal gusto un po’ macabro. Si tratta della Chiesa dei Morti. Fondata nel 1380, ospita al suo interno il cosiddetto Cimitero delle Mummie ed è diventata una vera e propria attrazione turistica. Nell’attesa del nostro turno per la visita, ho notato il certificato di eccellenza di Trip Advisor esposto con fierezza all’interno della cappella.
Nel Cimitero dei Morti sono esposti 18 corpi mummificati, i quali furono ritrovati nel 1804, periodo in cui un editto napoleonico istituì i cimiteri extraurbani. La particolarità di questi corpi risiede nel fatto che la mummificazione è avvenuta naturalmente, ovvero una sorta di muffa ha essiccato i cadaveri succhiandone gli umori.
La sistemazione di questi corpi, esposti dietro l’altare della chiesa, era avvenuta a cura della Confraternita della Buona Morte, gli scopi della quale erano il trasporto e la sepoltura dei defunti, l’assistenza dei moribondi e la distribuzione delle elemosine ai poveri.
Ognuna di queste mummie ha una sua storia, che il custode-guida racconta ai visitatori con entusiasmo, compiacendosi forse delle espressioni esterrefatte e turbate degli ascoltatori. Tra le mummie, vi è il priore della Confraternita della Buona Morte, Vincenzo Piccini (vestito con la tunica bianca e nera della cerimonia funebre), una donna deceduta di parto cesareo, il giovane accoltellato (del quale è esposto il cuore essiccato trafitto dal pugnale), e lo sventurato che fu sepolto vivo in stato di morte apparente.


PEGLIO e L’UOMO CHE SISTEMA LA LUNA
Sulla via del ritorno abbiamo scorto, immerso nelle luce del tramonto, un piccolo borgo arroccato su una collina. Abbiamo deciso così di raggiungerlo e ci siamo ritrovati nel grazioso borgo di Peglio. Subito ci siamo intrufolati in un negozio di alimentari che, vista l’ora, stava chiudendo e ci siamo procurati un vinello, delle patatine e dei bicchieri. Io ho comprato anche una confezione di Cresce, così, giusto per aggiungere una nuova tipologia alla mia collezione di carboidrati d’asporto. Dopo aver scambiato quattro chiacchiere con il gestore, Anacleto, siamo saliti in cima al colle, abbellito da suggestivi cipressi (per rimanere in tema cimiteriale). Qui spicca una torre, sulla quale si scorge la sagoma di un uomo che, in piedi su una scala, sembra sistemare la luna nel cielo. Ai piedi della torre, seduti nell’erba, abbiamo consumato il nostro aperitivo improvvisato, ammirando il paesaggio dei colli e il tramonto tra i cipressi.

Nella prossima tappa del nostro viaggio ci dirigeremo più a sud, alla ricerca dell’infinito!
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