Ci sono tanti modi per farsi odiare dai propri amici durante una vacanza. Uno di questi è sicuramente costringerli a visitare in pieno agosto il borgo natale di Giacomo Leopardi.
Sì. Giacomo Leopardi. Proprio lui. Il famoso poeta-filosofo che parlava di pessimismo cosmico, di natura matrigna, della condanna all’eterna infelicità dell’uomo, ecc. ecc., e che troppo spesso viene superficialmente catalogato come artista “depresso e sfigato”.
Ho sempre amato Giacomo Leopardi. Già alle superiori, mentre le mie coetanee si truccavano a vicenda e pensavano al weekend in discoteca, io fantasticavo e accarezzavo l’idea di visitare, un giorno, la sua Recanati, lassù sull’ermo colle del Monte Tabor.
Proprio come Giacomino, anche io in gioventù ho nutrito una specie di odio e intolleranza verso il paesello dove sono nata. E proprio come lui ho sempre cercato di andarmene, per poi spesso ritrovarmi costretta a tornare.
Una cosa bisogna dirla, però, su Recanati. Non ha niente a che vedere con il mio paese di origine. Io sono nata all’ombra di due ciminiere dell’Enel, circondata da fabbriche di tutti i tipi. Recanati invece è una perla incastonata tra i suggestivi colli marchigiani e visitarla non può che fare bene al cuore.
A Recanati tutto parla del famoso poeta. Nella piazza centrale, chiamata per l’appunto piazza Giacomo Leopardi, spicca il suo busto, eseguito per il centenario della nascita. Passeggiando tra le vie lastricate è possibile leggere, scritti sulle pareti delle case, i versi più celebri.
Il paesino sembra essersi trasformato in una specie di sobrio Disneyland letterario, con tanto di negozi di souvenir con l’immagine o le poesie dello scrittore.
Sulla celebre piazzetta del “Sabato del villaggio” si affaccia la casa natale di Leopardi, nella quale tuttora vivono discendenti della sua famiglia. Dal 2020 è stata aperta al pubblico una parte del piano nobile e gli appartamenti dove Giacomo abitò insieme ai fratelli. E’ possibile visitare anche il museo permanente per ripercorrere la sua vita e l’evoluzione filosofica.
Non avrei mai pensato di trovare così tanti turisti, per lo più italiani, a Recanati in una rovente giornata di agosto. Eppure, per acquistare i biglietti per visitare la casa e il museo ho fatto un’ora e mezza di coda! Ovviamente, sono stata lasciata in condizione di solitudine esistenziale a scontare la mia pena per aver inserito questa tappa culturale all’interno del “Marche o Morte roadtrip”.
Un altro punto a favore per Recanati è la sua poca distanza dal mare; non il Mar Adriatico carico di “gelatine” (le medusine tanto innocue quanto appiccicose) e dalle acque basse e torbide. Si parla della Riviera del Conero, un promontorio a picco sul mare che nasconde incantevoli cale dall’acqua cristallina.
Dopo la scottante visita alla città leopardiana, abbiamo proseguito quindi pieni di aspettative per tuffarci finalmente in mare e conoscere almeno una delle spiagge che offre la riviera.
[N.B. In epoca covid 2020 per accedere alle spiagge era necessario prenotare con apposita applicazione, ma vista l’alta affluenza di visitatori noi non siamo riusciti e quindi l’accesso ci sarebbe stato consentito dopo le 18]
Per tutta una serie di questioni impreviste (ricerca rifornimento con navigatore impazzito, chiacchierata di 40 minuti con venditrice di meloni sulla strada e sessione fotografica tra girasoli morti con lo sfondo del famoso santuario di Loreto), ci abbiamo messo un tempo infinito ad arrivare alla meta prescelta. Quando siamo giunti alla spiaggia del Frate, il sole se ne stava già andando, ma abbiamo potuto comunque godere della pace della spiaggia svuotata e fare un bagno rigenerante alle luci del tramonto.
Il Parco e la Riviera del Conero sono senz’altro tra i luoghi in cui vorrò tornare, poiché il tempo non è stato sufficiente per esplorare bene la zona.
Per il momento il nostro viaggio è terminato! Se te le sei perse, clicca qui per leggere la prima e la seconda tappa del tour marchigiano!
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