Storia e salite, in bici sulla Serra d’Ivrea

ALERT! Prima di pensare di essere di fronte a un articolo di cicloturismo livello PRO, consiglio di scoprire la filosofia del ciclista-schiappa cliccando sul link del precedente articolo, “Diario di una ciclista schiappa”!

Dopo aver pedalato su e giù per le colline moreniche del Canavese, il secondo tour della serie “bici-schiappa” mi ha portata a scoprire le perle nascoste nei dintorni del lago di Viverone, tra natura e pezzetti di storia disseminati lungo il percorso.

IN POCHE PAROLE:

KM: 48km circa
DISLIVELLO: 678 mt.
ALTITUDINE MASSIMA: 580 m.
TIPO DI PERCORSO: anello
TEMPO: relativo

TRACCIA: https://it.wikiloc.com/percorsi-gravel-bike/bicischiappa-2-63086751

Si parte da Azeglio e si scende sulle sponde del lago di Viverone. Il primo incontro con la storia avviene proprio qui, poiché in questa suggestiva location erano stati ritrovati pali di palafitte risalenti all’età del bronzo e altri reperti che attualmente sono conservati nel Museo di Antichità di Torino e nel Museo del Territorio Biellese. Sulle rive del lago è stata realizzata una ricostruzione dell’antico villaggio palafitticolo e questo sito è entrato a far parte dei Patrimoni dell’Umanità dell’Unesco.

Da qui il tour prosegue salendo sulla serra d’Ivrea, rilievo morenico di origine glaciale che dona al territorio caratteristiche assolutamente particolari. Inutile dire, trattandosi di serra, che le salite e le “rampette” sono parte integrante del viaggio e che il ciclista-schiappa, con molta umiltà, dovrà affidarsi all’aiutino della sua e-bike in diversi tratti. Devo dire che comunque il mio lato masochista non mi ha impedito di fare fatica.

All’inizio del percorso sulla serra si incontra un piccolo bacino d’acqua, il lago di Bertignano, che dalla preistoria del lago di Viverone ci catapulta brutalmente in epoca moderna. Nelle sue acque infatti è immersa la struttura dell’opera di presa della centrale idroelettrica, non più in funzione. Inoltre il luogo è disseminato di tralicci di diverso tipo appartenenti al gruppo Enel, che li usava a scopo addestrativo. Quello che a primo impatto potrebbe sembrare uno scempio, a mio parare dona alla zona una sorta di fascino da “archeologia industriale”. Ferraglia e natura, scontrandosi, sono comunque riusciti a creare una sorta di quadro armonico che è piacevole osservare.

Opera di presa della centrale idroelettrica_Lago di Bertignano

Si prosegue pedalando fino a Magnano, piccolo borgo sul crinale della collina. L’antico paese era sorto intorno alla chiesa romanica di San Secondo, che attualmente si trova in mezzo al verde, a poca distanza dal centro cittadino. A Magnano è possibile percorrere le suggestive stradine del ricetto, ovvero un raggruppamento di case circondate da mura tipico del Piemonte medioevale. Tale ricetto sorse all’inizio del 1.200 come borgo franco e conserva l’impianto urbanistico dell’epoca, fortemente condizionato dalla sua posizione geografica. Pare sia l’unico esempio rimasto in collina, ma io non ho foto da mostrarvi perché il mio stato confusionale da salita stava già iniziando a prendere il sopravvento.

Rimaniamo nel Medioevo, proseguendo il nostro itinerario verso Bollengo e tornando così nella provincia di Torino. Pedalando tra le campagne di questo comune si incontra il cosiddetto Ciucarun (ovvero il campanile di San Martino), in stile romanico, che spunta dal terreno ed è l’unica testimonianza di un antico abitato di nome Paerno. Nella stessa zona è presente anche la chiesa romanica dei Santi Pietro e Paolo che apparteneva a un altro antico borgo, Pessano.

Sulla via del ritorno, risalendo tra le campagne e le vigne di Piverone, si trovano i resti del cosiddetto Gesiun (termine dialettale che significa “chiesona”), un edificio in stile romanico che di grande ha solo il nome.

Da qui, percorrendo un pezzo della via Francigena, si torna al lago di Viverone, dove finalmente si può riprendere contatto con l’anima schiappa che nel corso del tour ha fatto a botte con le salite della serra. Sul lago infatti è possibile consumare un pasto caldo, bere un caffè, fare una sosta sul pontile del porticciolo che sa molto di “vacanza al mare”, recuperando così le forze per raggiungere nuovamente il punto di partenza…sentendosi degli eroi pur essendo rimasti delle “schiappe”.

Restate sintonizzati per scoprire i prossimi tour di ciclismo umile!

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