Catania e l’Etna, il cuore di lava della Sicilia

Sei una ragazza che vive con la parola DEVO, devo fare questo, devo fare quest’altro. Se imparassi ad usare la parola POSSO sicuramente la tua bocca dell’anima te ne sarebbe grata. Se tu la smettessi, ma non sei capace, di guardarti indietro, saresti sempre sorridente. E’ solo un gioco. Antonio

Catania mi ha dato il benvenuto con queste parole, uscite dalla penna di uno sconosciuto che aveva insistito per leggermi la mano e la data di nascita.
Mi trovavo sulla porta dell’agenzia con la quale avevamo prenotato un tour sull’Etna, aspettando la nostra guida che era leggermente in ritardo.

Viaggi da incubo. Ero D E V A S T A T A dal viaggio del giorno precedente. Dodici ore piene di ansia perché il nostro primo aereo ne aveva fatte quattro di ritardo; ore passate a interrogare il Totem dell’aeroporto sperando di poter partire da Milano e di non perdere la coincidenza a Napoli. Siamo atterrate a Catania in tarda serata e abbiamo noleggiato una macchina. La gioia per aver ricevuto un’auto nuova, rossa e scintillante si è subito tramutata in preoccupazione, poiché ci sembrava di dare troppo nell’occhio nelle stradine non illuminate nei pressi nel nostro ostello.
Per concludere in bellezza la giornata, la porta della nostra camera era stata forzata e quindi non siamo riuscite ad aprirla. Il nostro host tardava a risponderci e, stremata dalla stanchezza, ero ormai pronta a dormire in corridoio o a occupare un’altra stanza rimasta aperta in attesa delle pulizie. Per fortuna, seppur con flemma cosmica, ci ha infine raggiunte per trovarci un’altra soluzione. Quel che si dice iniziare bene.

Deambulazioni sciamaniche. Per tutta questa serie di sfortunate sventure, mi trovavo sulla porta dell’agenzia in stato di catalessi. Proprio in quel momento l’anziano signore, tale Antonio, è comparso davanti al mio sguardo perso nel vuoto, si è avvicinato e ha trovato una scusa per attaccare bottone. Probabilmente avevo una faccia da donna provata, perché ha insistito per cercare di dare delle risposte alle mie non esplicitate domande interiori. Io, che da antropologa atea non credo nella religione, nella magia e neanche nell’oroscopo, ho accettato comunque di farmi trasportare dalle sue “deambulazioni sciamaniche”. Deambulazioni che, tutto sommato, qualche verità sulla mia persona l’hanno tirata fuori. IO POSSO, quindi.

Catania e la Sicilia sud orientale non sono state solo un viaggio, ma una sorta di premio dopo uno di quei periodi bui e difficili che ci si trova a vivere nella vita. Quei periodi in cui si resta, solo con macerie sotto i piedi, a lottare e a ricostruire la propria esistenza.
Sono partita con una compagna di viaggio per la prima di quelle che poi avrei chiamato #vacanzazitella, una sorta di avventura alla Themla e Louis, ma molto più pacata… da donne di mezza età che, dopo essersi abbuffate al ristorante, hanno la necessità di una pennica per poter sopravvivere al resto della giornata.

Momento Alberto Angela. Catania è stata una tappa di passaggio, il punto di arrivo e di ritorno del nostro viaggio. Ci ha accolte con le sue strade e i suoi edifici di pietra lavica, il suo meraviglioso mercato del pesce e ovviamente l’Etna. Proprio a questo imponente vulcano è legata parte della storia della città, ferita da eruzioni e terremoti. I più devastanti furono l’eruzione del 1669 e la scossa di terremoto del 1693, a causa della quale gran parte degli edifici furono rasi al suolo. Per questo motivo Catania, città fondata nel 729 a.C, si presenta come barocca. La sua particolarità è data appunto dal colore scuro dei suoi edifici storici costruiti in pietra lavica, come il Palazzo degli Elefanti, il palazzo del Seminario dei Chierici e la Cattedrale di Sant’Agata. Momento Alberto Angela finito.

Nuvole e lava. L’Etna è sicuramente una tappa obbligatoria per chi ha la predisposizione all’avventura, anche se in realtà di avventuroso c’è solo la remota possibilità che la montagna inizi a sputare fuoco. Dimenticate quindi il sogno di affacciarvi direttamente sul cratere ricolmo di magma, per farvi un selfie come quelli che si vedono in alcune foto su internet. Non so quali fossero le usanze turistiche prima, ma adesso è assolutamente vietato avvicinarsi ai crateri.
In ogni caso, non capita tutti i giorni di poter mettere piede su un vulcano attivo, dalla vetta del quale è possibile ammirare il mare.
Ci sono diverse agenzie che organizzano itinerari a “tema Etna”. I pacchetti non sono economici, ma neanche andarci in autonomia lo è (solo la funivia costa circa 30 euro a persona).
Da Catania ci siamo spostati in minibus fino al Rifugio Sapienza, a quota 1.900mt. Lì si possono noleggiare scarpe idonee e attrezzatura. Le agenzie di solito forniscono tutto l’equipaggio, servizio utile per chi si sposta in aereo con bagaglio a mano. Dal rifugio si prende una funivia fino a 2.500mt di altitudine, dove un altro minibus aspetta i visitatori per condurli nel punto più alto consentito, a 2.950mt, ovvero la base dei crateri sommitali.
Ci sono anche turisti, quelli che viaggiano in autonomia, che fanno questo ultimo tratto a piedi; inutile dire che c’è bisogno di molto più tempo.

Le pendici dell’Etna quel giorno di aprile erano piene zeppe di turisti, che manco un centro commerciale. Una volta sulla cima entrano in gioco le guide abilitate per lavorare sul vulcano. La nostra guida ci dava informazioni approssimative usando l’inglese e il francese, ma non in Italiano, quindi non sono certa di aver capito proprio tutto. Il percorso sulla vetta è stato breve e sbrigativo, la classica cosa da turista mordi e fuggi.
Quel giorno la visibilità non era proprio il massimo. Sembrava di stare in mezzo alle nuvole, condizione molto romantica che però non ci ha permesso di godere del panorama mozzafiato sulla costa siciliana. Al di là dell’affollamento turistico, trovarsi a passeggiare sul fianco di un vulcano, circondati dal bianco delle neve e dal nero della lava, è comunque un’esperienza che vale il prezzo del biglietto, se così si può dire. La terra sotto i piedi è tiepida, in alcuni punti ribolle e fuma. Il vulcano è vivo più che mai e si percepisce. E’ come camminare su animale dormiente, che rischia di svegliarsi da un momento all’altro.

Lava come se non ci fosse un domani. Dopo la camminata sul vulcano, il nostro tour prevedeva una passeggiata all’interno del parco naturale dell’Etna, a quota 2.000mt. Dal sentiero è possibile scorgere, attraverso i colori della vegetazione e della terra, tutta la storia delle colate laviche del vulcano. La nostra guida si prodigava in spiegazioni approfondite sulla vegetazione, la fauna e le eruzioni, mentre la nostra attenzione veniva catturata dal pacco con il nostro pranzo al sacco. Erano le due e avevamo un certo languorino.
Abbiamo poi finalmente pranzato con rosticceria e vino siciliani all’interno di una casetta in pietra, un caratteristico rifugio della zona, all’interno della quale vi era solo un tavolo di legno e delle sedie.
Dopo la passeggiata naturalistica nel paesaggio lunare del parco, l’ultima tappa è stata l’escursione all’interno di una grotta di origine vulcanica, muniti di caschetto e torcia per un sexy outfit perfetto. Parola d’ordine: lava, lava e lava.

Direzione sud-est. Una volta scesi dall’Etna il nostro viaggio alla scoperta della Sicilia sud orientale è proseguito in direzione Siracusa, che abbiamo usato come base per esplorare le città dei dintorni. Ma le prossime tappe le potrete scoprire nel prossimo articolo.

Catania ci ha salutate con i colori, gli odori e gli schiamazzi del suo mercato del pesce, A’ Piscaria. Tra le bancarelle spunta qualche ristorantino e, per scegliere la location migliore, ci siamo affidate alla consulenza di un giovane venditore (che in gergo antropologico si chiamerebbe informatore). Lasciando la sua bancarella senza pensarci un attimo, ci ha condotte in un ristorante all’interno del mercato che lui stesso rifornisce di pesce fresco. E’ stata una delle mangiate più soddisfacenti degli ultimi anni, un degno saluto di arrivederci per questa terra meravigliosa che è la Sicilia.

(Questo articolo lo dedico a Silvia M.)

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