Machu Picchu, il grande classicone in solitaria

Puntate precedenti. Dopo essermi persa tra le rovine di Pisac ed essere salvata da una saltellante cholita, dopo aver fatto l’ennesima sessione ginnica di scale visitando il sito archeologico di Ollantaytambo, ho proseguito il mio viaggio verso la destinazione finale, il famoso sito archeologico di Machu Picchu.

Ultima tappa del Valle Sagrado. Sono arrivata ad Aguas Calientes alle 22.30. Essendo il punto di accesso per Machu Picchu, il pueblo andino di Aguas Calientes è stato trasformato in una specie di “Disneyland” luccicante. Alberghi e ristoranti hanno prezzi stratosferici e alla stazione si è letteralmente assaltati da promoter di ogni tipo. Io non avevo prenotato nessun alloggio, ma due pacs francesi che ho conosciuto sul treno mi hanno segnalato una bettola alla portata del mio portafogli. Non ricordo il nome di quel postaccio, ma costava 30 soles, la stanza era abbastanza ammuffita, la doccia aveva un buco/finestra che dava direttamente sul corridoio dell’albergo e, inoltre, durante la notte qualcuno ha tentato di aprire la porta della mia camera.

Alle 5 del mattino mi sono alzata per raggiungere con un un bus l’ingresso a Machu Picchu.
Andate presto, alle 5, ti dicono. Così ho fatto, ma all’inizio non capivo il motivo di questa sveglia all’alba. Infatti tutto era coperto da una fittissima nebbia, che non permetteva di vedere a un palmo dal naso. I visitatori erano appollaiati in un unico punto, in mistica e silenziosa attesa. Mi sono posizionata anche io in quel punto e poi, improvvisamente, ho capito tutto. Alle 8 la nebbia si è alzata, come un mantello, e ha scoperto il panorama mozzafiato con le rovine in primo piano e l’imponente monte Wayna Pikchu (o Picchu) sullo sfondo. Un coro di “ooohhh” si è alzato all’unisono e, dopo i primi minuti di meraviglia, tutti hanno iniziato a scattarsi foto con il famoso paesaggio. Nelle foto che si trovano sul web sembra sempre che non ci sia nessuno, invece c’è pieno di gente che si ammazza per conquistarsi la posizione migliore per l’ “effetto wow”. Essendo sola, mi sono dovuta accontentare di foto mediocri che mi hanno fatto turisti a caso ai quali ho chiesto il favore.

I biglietti per visitare Machu Picchu possibilmente vanno presi prima, nelle biglietterie di Cusco oppure on line. Consiglio di prendere il biglietto anche per il Wayna Picchu, che ha accesso limitato e solo in due orari. E’ da lassù infatti che si ha la vista più spettacolare.

Per arrivare in cima al Wayna Picchu bisogna camminare un’ora circa, in salita su un sentiero impervio, tra scalinate inca e su pietre scivolose. Le protezioni laterali sono quasi inesistenti. Anche se siamo a circa 2.400 metri il clima è tropicale…freschino all’ alba e poi caldo umido soffocante. Io avevo con me lo zaino pieno di tutte le mie cose per dormire fuori e avere una parvenza di pulizia, quindi non ero propriamente in tenuta “agility”.

Questo percorso ovviamente non è consigliato a chi non è in perfetta forma fisica o a chi soffre di vertigini; è fattibile, ma per qualcuno potrebbe risultare davvero duro.
Dopo circa 45 minuti di gradini inca in salita, si raggiungono dei terrazzamenti e una zona pianeggiante dove si può tirare un sospiro di sollievo. Da questo punto in poi il percorso diventa più avventuroso. Bisogna infatti passare in uno stretto passaggio tra le rocce, da sdraiati, e poi salire una specie di scala di pietra a pioli che fa sbucare proprio sulla vetta. Confesso che quando cercavo di infilarmi in questo stretto passaggio tra le rocce, mi sono lasciata scappare qualche imprecazione. Una turista americana mi ha aiutata, passando per prima e poi prendendomi lo zainone in modo da poter entrare nel cunicolo con maggiore facilità.
Una volta arrivata in cima, mi sono sentita come uno scalatore dell’Everest… e cioè “un troppo fico”! Il panorama da lassù di certo ripaga la fatica.
Per i più instancabili il cammino prosegue per il Tempio delle Luna, ovvero resti di un centro cerimoniale all’interno di una grotta.

La discesa del monte forse è ancora più difficile della salita, essendo il percorso molto ripido. Soffrendo di vertigini, in alcuni punti ho sceso i gradini appoggiando il sedere e cercando di tenermi alle pareti di roccia. Immagino che vedermi da fuori mi avrebbe fatto molto ridere, ma comunque non ero l’unica a scendere così!

Dopo aver visto il Machu Picchu e aver scalato il Wayna Picchu succede qualcosa di strano. Ti “scende tutto”, come quando hai raggiunto un obiettivo prefissato da tempo o hai superato un esame. Dopo il Machu Picchu non te ne frega più di niente. Basta Incas, basta scale inca, basta rovine inca e basta tutto. Dopo questa tappa è il momento dell’ozio e volendo si può iniziare da subito, tornando ad Aguas Calientes e facendo una sosta rigenerante alle terme. Io ho optato per un pranzo in solitaria in un ristorante poco turistico, con degli ottimi chicharrones di maiale, tenendo con fierezza tra le mani il mio passaporto con il timbro del Wayna Picchu.

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