Se mi chiedete per quale motivo ho deciso di percorrere quasi 80km a piedi in tre giorni, sulla via Francigena a due passi da casa, non ve lo so dire.
In me non c’è nessuna spinta spirituale, vocazione mistica, voglia di mettermi alla prova, trance agonistica ecc. Niente di tutto ciò.
Curiosità forse. In un’epoca molto social in cui, invece che pellegrini in sandali, i cammini li fanno gli/le influencer, siamo bombardati da racconti di viaggio a piedi, ricchi di suggestioni, che ce li fanno sembrare alla portata di tutti e ce li presentano come il miglior modo per viaggiare.
Per carità, a me piace camminare. Cammino tutti i giorni per andare al lavoro, non ho la macchina e nel tempo libero mi piace dedicarmi a umili trekking.
Però non avevo mai camminato per tanti giorni consecutivi, per tanti chilometri, con in spalla lo zaino con lo stretto necessario. Visto che sono curiosa, ma non completamente temeraria (purtroppo, ormai), volevo provare l’ ebbrezza di questa esperienza diversa senza però allontanarmi troppo da dove vivo. D’altronde anche i dintorni di casa nostra possono regalarci nuovi scorci e sorprenderci, se percorsi a piedi.
Ecco di seguito quindi il racconto di tre tappe della mia personale via Francigena (per l’esattezza, tappa 4-5 e 6), a cavallo tra Valle d’Aosta e Piemonte, e al fondo qualche illuminante considerazione.





TAPPA 4
La tappa 4 della via Francigena italiana parte da Chatillon e arriva a Verrès, in Valle d’Aosta. Teoricamente è lunga 19km e ha un dislivello positivo di 570 metri. Non so quindi perché la nostra personale tappa è stata di 22km e di 800 m. di dislivello. Già alla fine del primo giorno avevo le gambe doloranti.
Uscendo da Chatillon si percorre subito una salita abbastanza impegnativa, si imbocca un sentiero che costeggia un rus fino a raggiungere Saint Vincent, località famosa anche per il suo casinò. Si prosegue sul fianco sinistro della valle e da lontano si scorge il castello di di Saint Germain (appartenente al comune di Montjovet).
Si percorre poi anche un tratto dell’antica strada delle Gallie e si raggiunge Verrès lungo un percorso panoramico, che risale il fianco della montagna per poi scendere verso Issogne. Il vento gelido non ci ha mai abbandonati.
Il castello di Verrès ci ha dato il benvenuto dall’alto; si tratta di uno dei più famosi manieri valdostani nonché uno dei primi esempi di di castello monoblocco (costituito quindi da un unico edificio).
Una volta arrivati alla meta, ci siamo trascinati senza forze al nostro punto d’appoggio, ovvero l’Ostello della Gioventù “Il Casello”. Qui è avvenuta la presa di consapevolezza che per poterci sfamare avremmo dovuto percorrere altri chilometri a piedi, chilometri che si sono aggiunti senza pietà al conteggio finale.
Alla fine della nostra prima giornata, i 19km previsti si sono così magicamente trasformati in circa 28!
Due considerazioni su questa tappa: i tratti su asfalto non sono pochi, ma si alternano frequentemente a pezzi di sentiero e a strada sterrata. Purtroppo, anche se si cammina “in alto”, il rimbombo dell’autostrada che passa a valle risuona e fa spesso da sottofondo alla passeggiata.
Inoltre, la via è segnalata non sempre in modo efficiente, serve avere la traccia. Noi abbiamo usato quella dell’app Slowways e comunque in alcuni tratti siamo usciti dal percorso ufficiale.
TAPPA 5
La tappa numero 5 della via Francigena italiana parte da Verres e arriva fino a Pont Saint Martin, in Valle d’Aosta. E’ lunga quasi 15km con un dislivello minimo di circa 200 m.
Come succede a volte per motivi organizzativi (l’ostello di Pont non aveva posti o molto più probabilmente non è attivo per motivi non noti), abbiamo dovuto variare la nostra personale seconda tappa di cammino, allungando di circa 6km (ma forse anche di più) e concludendola a Settimo Vittone. Sei chilometri non sembrano una gran distanza da aggiungere, ma invece possono esserlo eccome… soprattutto se il giorno precedente ne hai già percorsi una trentina con un discreto dislivello.
Partiti da Verres, abbiamo raggiunto Arnad (paese noto per la produzione del delizioso lardo) e abbiamo iniziato a girare a vuoto per il paese alla ricerca di una panetteria o simili dove procurarci il pranzo, impresa che non è stata né semplice né rapida. Finalmente abbiamo trovato un salumificio con del pane; la signora prima ci ha detto che non ci avrebbe fatto i panini e poi ci ha fornito il necessario per imbottirceli da soli (panini già tagliati a metà, fettine di toma monoporzione e affettato)..praticamente un panino scomposto.
Una volta procurato il pranzo avevamo già fatto 5km a vuoto e fuori percorso.
La cosa che non mi è piaciuta di questa tappa è la presenza eccesiva di asfalto e soprattutto un lunghissimo tratto a fianco dell’autostrada.
Di positivo posso dire che è senz’altro una tappa ricca di spunti culturali: ad Arnad, oltre al lardo, troviamo la Parrocchiale di San Martino; ad Echallod e a Bard si attraversano due antichi ponti romani; a Donnas si entra attraverso la strada romana delle Gallie, per poi concludere l’itinerario di fronte al suggestivo ponte di Pont Saint Martin. Inoltre, Bard è un delizioso borgo, piacevole da esplorare e dominato dallomonimo forte, sede del Museo delle Alpi.
Il nostro panino scomposto è stato consumato proprio in questa località, sotto la tettoia di un lavatoio per ripararci dalla pioggia.
Vista la nostra personale variazione di tappa, dopo una lunga sosta al bar vista ponte romanico di Pont Saint Martini, abbiamo proseguito il nostro cammino. Purtroppo, dopo Pont ci ha accolti una salita di scalini e rocce che risaliva il pendio: l’ho affrontata con tante parolacce, portate chissà dove dal vento gelido che ci ha spazzolati per bene.
Avevamo superato i 15km e io mi stavo iniziando a trasformare in una potenziale serial killer maniaco depressiva. Le gambe non me le sentivo più e ringraziavo solo che i miei amati e navigati scarponcini non mi stessero ancora tradendo.
Una volta conclusa la salitona, abbiamo raggiunto una chiesetta, della quale non ricordo il nome, e abbiamo ricominciato a scendere attraverso una strada ciottolosa tra le vigne tipiche del luogo. Se non fossi stata stanca morta, avrei potuto apprezzare di più la bellezza di questa parte di cammino che, come già menzionato prima, fa già parte della tappa ufficiale numero 6 che noi abbiamo aggiunto alla 5.
TAPPA 6
La tappa 6 ufficiale infatti ha inizio a Pont Saint Martin e raggiunge Ivrea, passando tra Valle d’Aosta e Piemonte. E’ lunga 21,5 km con un dislivello di 350m. circa.
Questa tappa è stata la più bella per quanto riguarda l’estetica dei luoghi. Oltre i passaggi tra le bellissime vigne, si attraversano caratteristici borghi, come quello di Carema e Montestrutto, e si percorrono anche piacevoli tratti nella natura.
Il nostro secondo giorno di cammino si è concluso quindi a Settimo Vittone, proprio al confine con Montestrutto. L’ultimo tratto di strada prima di arrivare alla nostra meta, che si snodava tra verdi colline e borghi di pietra, è stato abbastanza un inferno perché dopo quasi 30km ogni passo si faceva più pesante.
Ogni volta che si guardava la traccia, il numero di chilometri rimanenti sembrava sempre lo stesso.. era come camminare e rimanere fermi.
Al nostro B&B, dal nome Fuori Tempo (che è originale in quanto è collocato dentro un graziosissimo negozio di antiquariato), siamo arrivati per l’appunto fuori tempo, con le luci del giorno che se ne stavano andando, tanta fame e poca gamba.
Alla fine della nostra seconda tappa, a causa di direzioni sbagliate e deviazioni varie, abbiamo percorso quasi 30 km.
Il giorno dopo, ci siamo messi in marcia per percorrere quel che restava della tappa 6, incoraggiati dal fatto che sarebbe stata “solo” di 15km circa.
Da segnalare su questo percorso, ci sono il borgo di Montestrutto e Montalto, con i rispettivi castelli, nonché il grazioso paesino di Borgofranco d’Ivrea, noto per i Balmetti, caratteristiche cantine naturali ricavate dalla roccia morenica.
Anche la città di arrivo, Ivrea, merita una visita; lo scorcio sul fiume, con le case costruite sulle rocce, mi regala sempre belle emozioni.
Concludendo…
Alla fine di questa esperienza qualcosa ho capito:
– I pellegrini (nonché molti/e influencer), non andavano a lavorare prima e dopo i cammini (sì sì lo so che l’influencer è un lavoro vero, ma non è che devono “timbrare il cartellino”, per intenderci). Bisogna considerare che noi comuni mortali dobbiamo affrontare un’esperienza di cammino con una settimana lavorativa o mesi di lavoro continuativo sulle spalle e quindi dobbiamo valutare anche i nostri personali tempi di recupero;
– Come sempre l’outfit è importante, soprattutto per quanto riguarda le scarpe. Io non ho avuto problemi, ma uno dei miei compagni di viaggio ha camminato la sua via crucis personale con piaghe e simili;
– 15km al giorno sono sufficienti: dopo questo chilometraggio per me inizia a non essere più piacevole, dopo i 20 km è un tentato suicidio, i 30km sono pura follia. Non mi vedrete mai quindi sul cammino di Santiago.
Per le tracce e le info ufficiali di questo itinerario, vi rimando al sito ufficiale della via Francigena, ma tenete conto che il chilometraggio e il dislivello reali potrebbero variare.
Dedico questo articolo ai miei compagni di cammino: Andrea (stoico camminatore senza macchia e senza paura), Ivano (eroe, perché ha camminato con le piaghe e non si è mai lamentato) e Chiara (una donna gentile e fortissima, che ringrazio anche per avermi donato le sue belle foto).
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